e viene veramente ad abitare in noi
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…»
Ma questo brano del Vangelo non lo avevamo già letto il giorno di Natale e il 31 dicembre?
E se già è stato letto due volte nello stesso periodo, perché la chiesa oggi lo ripropone? La chiesa lo ripropone perché esso ci invita a tornare a Betlemme, ove Dio assunse la condizione umana e stette tra noi, nel seno di una famiglia, a rimetterci dinanzi al presepio e contemplare il grande mistero quindi dell’Incarnazione, della Parola che si è fatta carne.
È un brano di alta teologia quello che ancora una volta leggiamo in questa domenica. Gli altri Vangeli parlano dell’infanzia di Gesù, della vita adulta. Giovanni, invece, risale addirittura al tempo in cui Gesù era prima della sua incarnazione. Sembra quasi che Giovanni voglia ricondurci alle origini per ricordarci l’atto creativo di Dio, le nostre origini nell’amore e la continuità nel tempo di quell’amore.
Ma noi uomini accogliamo davvero il progetto di Dio? Siamo predisposti ad aprire la porta delle nostre vite ed accoglierlo facendoci trovare pronti, con la “casa” ben pulita, in ordine e accogliente? Avremmo noi piacere ad andare a trovare chi vive in case disordinate e sporche? E perché dovrebbe far piacere a Dio? Essere veri credenti è difficile: la fede è una vera lotta con se stessi e con il proprio orgoglio; la fede è consegnarsi a Dio, è lasciarsi condurre da lui.
Abbiamo davvero fede in Dio?
La fede è quella cosa che spalanca i nostri orizzonti, che sposta avanti i confini delle nostre piccole storie, forse anche un po’ meschine, e le unifica in una.
Soprattutto, la fede è quella possibilità, l’unica, che ci viene offerta per raggiungere Dio.
E quando si raggiunge Cristo, i confini non esistono più, l’orizzonte si protende all’infinito e lo possiamo contemplare fino in fondo.
A chi accoglie la luce Dio dona il potere di diventare figlio di Dio, scrive Giovanni. La luce di Dio si contempla con gli occhi del cuore? Il cuore ha occhi? Si, simbolicamente il cuore è la lente attraverso la quale far illuminare le nostre vite e prendere coscienza di figli.
Io sono figlio di Dio. Non m’importa essere altro. Sono già tutto ciò che potrei desiderare.
Natale è la presa di coscienza della mia dignità, del fatto che Dio si racconti.
Ecco… auguriamo a tutti di credere quanto basta per vivere la vita, questa vita presente, avendo scoperto la luce di Dio..
Mariagrazia Celi