L’ORATORIO  GIOVANNI PAOLO II DA LUOGO DI CONDIVISIONE GIORNALIERA A OGGETTO DI STUDIO.

-E tu, adesso cosa pensi se ti dicessi la parola “oratorio”?

E’ con questo semplice quesito che si conclude il video che ho realizzato come elaborato per uno dei miei primi esami universitari, quello di “antropologia culturale”.

Vi starete, probabilemente, chiedendo il perchè.

Il primo motivo è “provocare” chi si trova lontano da questa realtà o ha pregiudizi verso di essa.

Il secondo è indurre a riflettere in maniera seria e personale chi ne fa parte, per migliorare e capire se ha, e quanta importanza ha l’oratorio nella propria vita.

Lo scopo dell’elaborato era quello di prendere in esame un caso reale, trovando il particolare nel generale e mettendo in risalto i rapporti sociali.

Quale miglior ambiente, dunque, dell’oratorio?

Mi sono mossa, pertanto, all’interno del nostro oratorio “Giovanni Paolo II”, intervistando a sorpresa numerosi soggetti di diverse età e con diversi ruoli.

Il risultato è stato sorprendente, poichè è emersa una pluralità di punti di vista che mi ha permesso di comprendere le differenze di pensiero esistenti tra le varie generazioni (ragazzi, animatori e famiglie) al tempo delle restrizioni sociali della pandemia.

L’oratorio è un’esperienza che accomuna tradizioni educative, comunitarie e ludiche. Le radici della tradizione oratoriana risalgono a prima del XVI secolo, a Milano. Con l’industrializzazione e l’urbanizzazione nascono “nuove” forme di oratorio, grazie a figure come Don Giovanni Bosco.

La realtà oratoriana si configura come un fenomeno complesso, che fa convivere nel suo interno molteplici antinomie: ordine-disordine, certezza-incertezza, razionalità-irrazzionalità, parte-tutto, persona-gruppo. Le relazioni tra le componenti sono caratterizzate da forte complessità e variabilità.

Nonostante la pandemia e il congruente lockdown abbiano segnato improvvisamente lo stop della quotidianità e della prossimità delle relazioni, l’oratorio Giovanni Paolo II ha continuato a lavorare. Prima attraverso i social e poi in presenza, attraverso il lavoro e la sinergia di animatori, volontari, operatori pastorali, famiglie e professionisti, che ha consentito la perfetta riuscita del Grest 2020.  Evento che ho preso in analisi per il mio progetto finale.

L’esperienza dell’aver analizzato una realtà che ho vissuto e vivo quasi quotidianamente, mi è servita sia a livello di studio, che umano. Probabilmente se non avessi intrapreso questo cammino di studi, non avrei mai avuto l’occasione di comprendere fino in fondo il grande ruolo educativo svolto all’interno di questa realtà. E soprattutto non mi sarei mai messa in ascolto degli altri, nè avrei avuto modo di sperare in una interazione con le future generazioni.

Perchè l’oratorio è  una realtà che va tutelata, rispettata ed amata.

Grazie di cuore a Padre Stefano Messina e quanti hanno collaborato.

-L’animatrice Martina Milicia.