27.10.2020

Ciao amici del GP2!

Come state?

Spero vi ricordiate di me!

Sono Sofia, e mi sono già presentata a voi come animatrice, rendendovi partecipi della mia esperienza di oratorio estivo 2020.

Ma oggi perché sono qui?

Padre Stefano (che mi vedrete abbreviare in PS), ricorda o insegna ogni volta qualcosa a noi animatori, ma credo che ce ne sia una che probabilmente, più delle altre, di cui non si dimentica mai: cosa voglia dire essere animatori.

Certamente ho appreso quanto detto da lui, e dopo aver fatto diverse esperienze, mi piacerebbe dare una definizione sul compito dell’animatore condividendola con voi.

‘Per me essere animatrice vuol dire essere sempre entusiasti di imparare l’arte del vivere, del “conoscersi “, condividendo quanto imparato con chi ci sta attorno, trasformandolo in stile di vita”.

Ora vi starete chiedendo: -“E con questo dove vuoi arrivare ? “

Ecco a voi!

Da venerdì 23 ottobre è stato costituito il gruppo leadership, ovvero il Consigli che ha il compito di pensare, coordinare e promuovere lo stile dell’animazione come stile di vita, di cui fanno parte animatori e animatrici.

Esiste una parola che si collega perfettamente alla parola “animatore” e di conseguenza, anche alla parola “leadership”: ‘sintonia’. È la sintonia, in questo caso la sintonia di un gruppo che lavora insieme, e che grazie al massimo di ogni componimento riesce a formare gruppo. E affinché parta da noi animatori il desiderio di entrare in sintonia con l’altro, è stata pensata un’attività, in oratorio.

Con la dovuta distanza e rispettando le varie regole, ci è stato spiegato che, appena ce lo avrebbero detto, saremmo dovuti andare nell’androne. Lì abbiamo trovato diversi giochi di coppia, e anche di squadra, quali il calcio balilla o il ping-pong. Ogni dieci minuti (riconosciuti grazie ad un suono o ad una canzone in particolare), avremmo dovuto cambiare gioco. Ma tutto ciò, è stato pensato con uno scopo per preciso: nessuno di noi avrebbe dovuto mettersi d’accordo con uno dei presenti per il gioco da fare, e il bello sarebbe stato proprio questo: sfidarsi e passare del tempo un po’ con tutti.

Sembra una cosa buffa e persino priva di senso, eppure vi dirò che il senso ce l’ha eccome: io e gli altri animatori abbiamo veramente apprezzato questo tempo. Non abbiamo solo giocato, ma abbiamo apprezzato farlo con ciascuno dei compagni di squadra che ci sono capitati, scherzando e dialogando con loro come non abbiamo forse mai fatto. Ci siamo resi conto che nell’incapacità nel giocare alle volte, siamo riusciti comunque a fare squadra, a svagarci, a valorizzare questi momenti sebbene indossassimo una mascherina. Non mettendoci d’accordo con nessuno, siamo risusciti a non creare sottogruppi, e a capire che in realtà non porta da nessuna parte, dal momento che possiamo perderci l’occasione di conoscerci l’uno con l’altro.

C’è stato poi addirittura qualche caso in cui qualcuno si è ritrovato a giocare solo, e vi dirò che anche questo è servito: avremmo potuto vedere il posto a quel qualcuno, e ancora meglio, lasciare il gioco per stare con quel qualcuno.

Secondo me in questo sta la differenza.

Quanto stiamo disposti a capire l’importanza di chi ci sta accanto?

E quanto siamo disposti ad essere una LEADERSHIP?

Sofia Bertè