Il percorso di preparazione alla Santa Pasqua della nostra comunità continua con il quarto incontro ” Andò, si lavò e tornò che ci vedeva” tenuto da padre Nino Caminiti. Le riflessioni della serata scaturiscono dalla lettura di un brano del vangelo di Giovanni che narra l’episodio dell’uomo cieco dalla nascita, al quale Gesù dona la vista. La pagina di vangelo si suddivide in tre parti: il primo incontro tra Gesù e il cieco prosegue poi con il pensiero della vicenda di altri personaggi e infine il secondo incontro tra Gesù e il cieco. Il brano vieni aperto da una frase molto significativa “Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita” da cui Padre Nino ha fatto partire la sua spiegazione e riflessione ponendoci una domanda interiore da esaminare “Il cristiano vede il cieco? Noi notiamo il dolore altrui? ” Il testo continua con l’atto pratico di Gesù che dona la vista al cieco dalla nascita; Il segno viene compiuto con un gesto simbolico che richiama la creazione come a significare che l’intervento di Gesù re-crea l’uomo nato cieco. Nella scena, infatti, Gesù mischia la saliva al fango e invita il cieco a sciacquarsi la faccia nella fontana. Il cieco si fida delle sue parole, fa come descritto e torna a vedere. La fontana indica simbolicamente la rinascita dell’uomo che viene salvato da Dio e dal peccato. Così il brano continua con una serie di polemiche e l’incontro dell’uomo con i farisei che occupano la parte centrale e più lunga della narrazione, in questo quadro di dissenso è fondamentale la figura dei genitori che chiamati a testimoniare si tirano indietro per paura. Questa scena ci invita a riflettere anche sulle nostre vite, ci viene spontaneo chiederci “Noi quando siamo chiamati a testimoniare Dio nella nostra vita lo facciamo o ci tiriamo indietro?” Il brano si conclude con il secondo incontro tra il cieco e Gesù che non lo abbandona, ma ancora una volta va incontro a quest’uomo per fargli un ulteriore dono, dopo quello della vista del corpo, il dono della piena rivelazione di sé stesso e la professione di un cammino di fede. L’intero brano è la rappresentazione di un cammino di fede sempre più crescente, raffigura il perfetto passaggio dalle tenebre alla luce, Il percorso inizia con la consapevolezza della fragilità, in questo caso la mancanza della vista, attraverso cui la vita è arricchita di luce e di colore. Questo brano ci rivela, quindi, che la crescita della nostra fede, la cui luce ci è donata nel Battesimo, dipende dal modo in cui posiamo lo sguardo sulle cose. Dobbiamo chiederci costantemente se rientriamo nei disponibili o nei non disponibili a ricevere questa luce. Perciò la domanda fondamentale da cui parte la nostra riflessione personale è “Abbiamo il desiderio di vedere anche noi?
Chiara Dragà